Una Cittadina Italiana.







Da oltre un anno si parla di Ilaria Salis. Certo occorreva informarsi prima, leggere prima, capire prima. Da qualche tempo possiamo dire che abbiamo un Caso Ilaria Salis. E’ andata ad occupare spazio informativo nei media, sia della carta stampata che delle emittenti televisive, per finire poi, disgraziatamente, nel patinato ed incontrollato mondo dei social network. Le penose ed ominose immagini a cui abbiamo assistito, di Ilaria Salis in catene, durante l’oramai celebre udienza del ventinove gennaio, in un’aula del tribunale di Budapest, hanno restituito a noi, pubblico impotente, un aspetto insolito, inaspettato e quantomeno sorprendente. Anche se tradivano l’inevitabile e comprensibile tensione della situazione, le espressioni del viso di Ilaria, comunicavano un senso di serenità, fermezza e sincera, composta commozione. Questo preciso contegno, si affianca ora, all’attività di una scrittura espressiva e terapeutica, che confluisce materialmente, sotto forma di carta ed inchiostro, nelle pagine del suo diario. E come per molti altri carcerati, magari passati alla storia, questi scritti, stanno diventando i diari della sua prigionia. A proposito di quello che Ilaria scrive, e di come lo scrive, si è dapprima colpiti, dalla sua grafia, ed immediatamente dopo, dal contenuto esternato. Entrambi questi due elementi fanno trasparire, tradiscono, un’impronta caratteriale infantile, un’indole fanciullesca tout-court, una peculiare umanità che difficilmente ci si aspetterebbe di incontrare in un contesto del genere. Ilaria è in stato di detenzione dall'undici febbraio dello scorso anno. Per il sistema giudiziario ungherese, deve rispondere dell'accusa di lesioni potenzialmente mortali. Il giudice, per tale fattispecie di reato, potrebbe applicare una pena detentiva della durata di ventiquattro anni. La, a dir poco, nefasta congiuntura, che vede una non sottile vicinanza politica, tra il governo al potere in Ungheria - un governo che rappresenta un'onta insopportabile ed una vergogna inaccettabile per l’Europa, quale continente-patria dello stato di diritto - e quello che siede a Palazzo Chigi - con tutta la sua carica antropologica, storica ed ideologica di estrema destra, con tutta la sua incessante, invasiva, perdurante propaganda demistificante, con tutto il suo disprezzo per il rispetto dei diritti civili e tutta la sua pervicace e diabolica nefandezza di ogni giorno, manifestata e declinata in ogni aspetto della vita pubblica di questo Paese - questa congiuntura esiziale, non porta a presagire un lieto fine per il Caso Ilaria Salis. Mi auguro solo che questo cinismo possa essere smentito. Lo sarà di sicuro, quando vedremo Ilaria tornare a camminare sul suolo Italiano.









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